Addio giovinezza! (1918) da Tokyo ad Asti per “100 Cabiria”

Ieri sera, mercoledì 22 ottobre, nell’ambito della manifestazione 100 Cabiria è stato proiettato ad Asti il film Addio giovinezza! del 1918, a lungo creduto perso e poi ritrovato niente meno che in Giappone. Da cui è tornato in patria, restaurato, solo nel 2014, grazie alla Cineteca di Bologna e al Museo Nazionale del Cinema di Torino con la collaborazione del National Film Center di Tokyo.
Ma andiamo con ordine: cos’è Cabiria?
Cabiria è il film che nel 1914 decretò Torino capitale mondiale del cinema; il più spettacolare dei colossal del cinema muto mondiale, tant’è che a New York fu proiettato per un anno intero nel 1914, e stupì in cinque continenti per gli effetti speciali e le innovazioni mai viste prima. Pare che il celebre regista statunitense Griffith abbia studiato per dieci mesi il film, di cui aveva acquistato una copia, prima di metter mano a Intolerance.
Nel 2014 cade il centenario di Cabiria. Per questa occasione a Torino la scorsa estate ha avuto luogo all’Auditorium Rai un ciclo di proiezioni con l’accompagnamento dell’Orchestra Nazionale Sinfonica della Rai.
E quest’autunno ha preso il via un’altra iniziativa: 100 Cabiria, che ha il proprio epicentro ad Asti, in quanto Asti fu la città natale di Giovanni Pastrone, il geniale regista e imprenditore che ideò il colossal coinvolgendo e convincendo Gabriele D’Annunzio a suon di lire-oro.
La manifestazione è stata voluta da Livio Musso, presidente dell’Associazione Terre e Memorie ed è stata appoggiata, tra gli altri, dal Museo del Cinema di Torino e dalla storica pasticceria astigiana Giordanino che produce la “Torta Cabiria”.
Grazie ad una storica sartoria di Asti, la Devalle Costumi, che, disobbedendo agli ordini di Mussolini, anziché distruggere i costumi del film li custodì gelosamente, possiamo ammirarli ad oggi in un’apposita mostra allestita alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino fino al 30 novembre.
Ieri sera  è stata per me un’emozione fortissima sentire raccontare dalla Dott.ssa Gianetto del Museo del Cinema le peripezie della pellicola Addio giovinezza!, il ritrovamento, il difficile restauro, le scelte compiute grazie alla tecnologia digitale per far rivivere quest’opera.
Come noto il film fu tratto dall’omonima commedia del 1911 di Sandro Camasio e Nino Oxilia. La prima riduzione cinematografica del 1913, interpretata dalla diva Lydia Quaranta (che l’anno dopo sarà il personaggio di Cabiria in Cabiria) era coincisa con la morte improvvisa, a 26 anni, del Camasio, regista nonché fidanzato della bella attrice.
Camasio era stato assunto da Pastrone all’Itala Film, mentre Oxilia no; Oxilia avrebbe voluto nei panni di Dorina la propria fidanzata Maria Jacobini (un’altra diva di primo piano), ma non era stato possibile.
E poi Nino Oxilia, il poeta del duo, cadde in combattimento al fronte della Prima Guerra Mondiale, a 28 anni, nel 1917. L’anno successivo, per la regia del suo amico Augusto Genina, la seconda riduzione cinematografica di Addio giovinezza! ebbe per protagonisti Maria Jacobini e Lido Manetti.
Ieri sera mi sono emozionata alle lacrime della Jacobini nel film, che sul set riviveva l’addio vero all’amore della sua giovinezza.
La bellissima nipote di Cardinali i cui nomi sono scolpiti nelle pietre di Roma, imparentata con Papa Benedetto XV, che a ventun anni, appena maggiorenne, aveva fatto i bagagli e lasciato la Città Eterna e la famiglia per venire a Torino a fare cinema, trovandovi anche l’amore di Nino Oxilia, è  una figura davvero affascinante.

La scena finale del film (che, come la commedia, termina con la separazione dei due innamorati) è quanto di più struggente e originale si possa immaginare: la ragazza si sporge dalla balaustra di un ponte gettando dei fiori: lì sotto due treni stanno correndo a tutta velocità verso la linea dell’orizzonte, dove vi sono ciminiere fumanti.
Non a caso questa immagine è stata posta in chiusura del docu-film su Nino Oxilia pubblicato in dvd nel 2014 dalla Cineteca di Bologna insieme alla  pellicola oxiliana Sangue bleu, del 1914,  con la diva Francesca Bertini.
Un bellissimo documentario, che sicuramente va a colmare un vuoto: un progetto al quale anch’io ho collaborato, mettendo a disposizione l’immagine del rarissimo libro di poesie Canti brevi, del 1909, di cui possiedo una copia autografata dall’Autore.
Quest’anno ho curato la riedizione dei Canti brevi di Nino Oxilia, per la casa editrice Neos di Rivoli, sotto la direzione di Roberto Rossi Precerutti, che ha voluto ridare vita a questo libro e ha voluto che lo facessi io.
La raccolta ha visto la luce il 21 giugno 2014: lo stesso giorno in cui è stato proiettato il film di Oxilia Rapsodia satanica con Lyda Borelli all’Auditorium Rai di Torino, con l’Orchestra nazionale della Rai ad eseguire la musica originale composta per il film, all’epoca, da Pietro Mascagni. Un’altra proiezione di Rapsodia c’è stata in settembre, al Cinema Massimo di Torino, con l’accompagnamento del gruppo rock emiliano I Giardini di Mirò, che ha appena pubblicato un album musicale ispirato al film e intitolato appunto Rapsodia satanica.
Questo 2014 è stato una riscoperta continua di Nino Oxilia, e non è ancora finito!
Ieri sera ho parlato al pubblico delle origini nicesi di Addio giovinezza!, scritta in parte a Nizza Monferrato durante una villeggiatura del 1910, quando i due amici per creare in pace usavano salire sulla piattaforma di legno costruita su un monumentale pino a Villa Pacioretta; per poi recarsi a trovare Teodora Ronga detta Dorina, bella ragazza appartenente all’alta borghesia,che villeggiava nei pressi.
Quante coincidenze: Pastrone era di Asti, Addio giovinezza! nacque a Nizza, e, sempre nell’Astigiano, nacque a Moncalvo nel 1875 il barone AlbertoFassini Comossi: il direttore della Cines di Roma. Il soggettista di Rapsodia satanica. Colui che avvinse con un contratto vantaggioso Pietro Mascagni per indurlo a comporre per il cinema. E che l’aveva portato nel palazzo di un principe russo, residente a Roma, davanti al quale Mascagni suonò la Rapsodia in anteprima. Il fratello, l’altro Barone Fassini Comossi, avrebbe qualche anno dopo suggerito a Giacomo Puccini due melodie della Turandot, grazie ad un carillon proveniente dalla Cina, dov’era stato per anni in qualità di diplomatico. In quella storica occasione a Bagni di Lucca c’era pure Renato Simoni, l’autore del libretto della Turandot: colui che nel 1918 curò l’edizione degli Orti di Nino Oxilia, le poesie  raccolte sul campo di battaglia, a brandelli, dai compagni d’arme del poeta soldato dopo che questi era caduto.
Poeta, giornalista, autore di teatro, regista; Goliardia, Poesia, e (perchè no?): glamour. Questi fu, ed è, Nino Oxilia.
Una curiosità: in questo Addio giovinezza! del 1918 ritrovato in Giappone, presentato in anteprima assoluta nel luglio scorso al Festival del Cinema Ritrovato di Bologna, è presente, in un cameo, nella parte di un passante, il mitico cineoperatore Segundo de Chomón (1871-1929), colui che che girò Cabiria: è l’unica immagine filmica conosciuta.di questo grande personaggio.
PS.: La “Torta Cabiria” è buonissima e ringrazio di cuore Livio Musso che me ne ha fatto omaggio!!
Ringrazio anche moltissimo la Dott.ssa Claudia Gianetto e la Prof.ssa Laurana Lajolo.

 
Link alla storia della pellicola Addio giovinezza! (Festival del Cinema Ritrovato 2014, Bologna)
Link al dvd di Oxilia Sangue Bleu (Cinteca di Bologna, 2014)

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